Impedire lo smembramento dell'Ucraina
Autore: Lucio Levi
Data: Aprile 2014
Il trionfo dell’insurrezione popolare che ha abbattuto la dittatura sanguinaria e corrotta di Yanukovich segna la ripresa del processo democratico in Ucraina. Ma la crisi non è finita. Il riflusso che ha conosciuto la primavera araba mostra che la caduta di dittature oppressive rappresenta solo il primo passo di una lunga e difficile transizione. La transizione alla democrazia necessita di due presupposti: sviluppo economico e stabilità internazionale. L’Ucraina è sull’orlo del disastro economico. Gli oligarchi che si sono impadroniti del potere economico, approfittando della transizione selvaggia al capitalismo avvenuta dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, hanno saccheggiato il paese e piegato la classe politica al loro potere. Il piano di aiuti di emergenza, che Mosca aveva attivato dopo la rinuncia del governo di Kiev a firmare l’accordo di associazione con l’UE, è stato sospeso dopo la caduta di Yanukovic. Ora esso è parte dell’accordo di associazione tra l’Ucraina e l’UE e vi partecipa anche il Fondo Monetario Internazionale. Questa oscillazione tra Est e Ovest mostra come l’Ucraina stia diventando la posta di una contesa che sembra riportarci all’epoca della guerra fredda. Il rischio più grave che corre il paese in questo drammatico momento è quello dello smembramento. Se la situazione dovesse sfuggire al controllo delle forze politiche che si contendono il governo del paese e degli attori esterni dai quali dipende l’ordine mondiale, si aprirebbe la crisi internazionale più pericolosa dalla fine della guerra fredda lungo la linea di faglia che divide due grandi regioni del mondo: l’Unione europea e la Comunità degli Stati indipendenti (CSI).