Governo della Globalizzazione
A livello mondiale negli anni dell’Amministrazione Trump abbiamo assistito alla messa in discussione dell’assetto multilaterale costruito nel secondo dopoguerra, basato su regole e rapporti cooperativi, e delle istituzioni su cui esso si fonda (ONU, FMI, Banca Mondiale, WTO – e, da ultimo, l’OMS). Abbiamo visto moltiplicarsi le tensioni nelle relazioni transatlantiche, in un quadro internazionale in cui si sono affermati nuovi attori di dimensioni continentali, spesso con regimi autoritari. Il confronto-scontro tra Usa e Cina sta conoscendo un avvitamento fonte di crescenti preoccupazioni. Uno scenario reso, se possibile, ancora più incerto dalla pandemia da Covid-19.
L’attacco al multilateralismo tocca corde esistenziali del progetto europeo d’integrazione, basato sulla “leale collaborazione” e la condivisione della sovranità. Ma l’elezione di Trump è stata anche un potente segnale delle crepe nella globalizzazione come è stata costruita e non governata negli ultimi decenni. Allo stesso tempo, il coronavirus ha mostrato ancora una volta quanto problemi globali non possano essere affrontati con soluzioni circoscritte ai confini nazionali. Al riguardo, ricordiamo che l’Italia ha davanti un 2021 in cui potrà giocare un ruolo significativo sulla scena internazionale, con la guida del G20, nel cui ambito ospiterà il Global Health Summit, e la co-presidenza della COP26 di Glasgow (organizzata dal Regno Unito).
Il CSF nel 2021 intende focalizzarsi, con proposte mirate, su tre ambiti: il commercio internazionale e la riforma della World Trade Organization; l’assetto e le possibili riforme del sistema monetario internazionale; la definizione di una governance mondiale per alcuni “beni pubblici globali”, che si collega al tema della “transizione ecologica” e tocca anche l’ambito della sanità. In tutti e tre i casi si sottolineerà il ruolo propositivo che può e deve svolgere l’Unione europea.
In materia di commercio internazionale, ci si concentrerà sul sostegno al multilateralismo, incentrato su un WTO opportunamente riformato, e sulla difesa del ruolo dell’Ue quale negoziatore unico in materia. Il tema della crescita del commercio mondiale è inoltre intrecciato a quello del suo impatto ambientale. Il che può spingere verso l’introduzione di forme di tassazione globale, favorita anche dal già citato carbon border adjustment (si veda la sezione “Economia e Sviluppo”).
Per quanto riguarda il sistema monetario internazionale, il partner di riferimento è la Robert Triffin International (RTI), per la quale il CSF, dal 2016, opera quale Segreteria generale e Centro di ricerca. Con la RTI sono già stati realizzati rapporti e iniziative di notevole risonanza, in particolare su un ruolo accresciuto dell’SDR (Special Drawing Right), sulla nuova geografia dei principali centri finanziari mondiali, sui problemi legati alla liquidità internazionale. Nel 2021 gli approfondimenti si concentreranno soprattutto sul ruolo internazionale dell’euro e sulle funzioni e potenzialità delle valute digitali.
Quanto alla governance sui “beni pubblici globali”, per l’ambiente essa ha quale punto di riferimento l’Accordo di Parigi sul clima (alla COP21 a fine 2015), difeso dall’Ue e dalla Cina, dopo l’uscita degli Stati Uniti imposta da Trump – scelta che potrebbe essere invertita da una eventuale Amministrazione Biden. La sfida del contenimento mondiale della pandemia e della disponibilità universale del futuro vaccino riproporrà il tema della gestione condivisa dei “beni pubblici globali”. Nel 2021 l’attività del CSF potrebbe incentrarsi sul ruolo che l’Ue potrebbe svolgere in questi due ambiti, grazie anche al Green Deal europeo e alla possibile ridefinizione (come indicato nella sezione “Economia e Sviluppo”) del ruolo e degli obiettivi dell’Euratom, quale perno di una Comunità Europea per l’Energia e l’Ambiente.