Il dibattito sulla capacità fiscale dell’eurozona
Olimpia Fontana
Luglio 2018
Il dibattito sulla fiscal capacity, ovvero la creazione di un bilancio dell’eurozona, si apre nel 2012, quando l’allora Presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy pubblicò un documento dal titolo “Towards a Genuine Economic and Monetary Union” , in cui si aprì all’idea di creare un budget per l’eurozona. L’idea iniziale di fiscal capacity consisteva nel fornire supporto finanziario ai paesi che accettano di effettuare le riforme strutturali indicate dalla Commissione.
Successivamente, ha preso piede l’ipotesi di una capacità fiscale come un vero e proprio meccanismo di stabilizzazione contro il verificarsi di forti shock asimmetrici. Un’ulteriore accezione è quella che rimanda a un fiscal backstop a sostegno dell’unione bancaria, ovvero un fondo di risoluzione pubblico comune ai paesi membri dell’eurozona.
Sulla capacità fiscale dell’eurozona come supporto alle riforme si può avere qualche dubbio: si può restringere l’impegno a fare riforme strutturali ai soli paesi dell’eurozona, alla luce anche della procedura comunitaria del Semestre europeo, di cui i programmi nazionali per le riforme fanno parte? Invece, sebbene completare l’Unione bancaria venga considerato da alcuni osservatori una priorità che da sola basterebbe a stabilizzare l’eurozona, per altri una componente di stabilizzazione è comunque necessaria, vista la pro-ciclicità dei mercati finanziari in tempi di crisi.
La stabilizzazione macroeconomica risulta quindi la forma di capacità fiscale più coerente per l’eurozona, per vari motivi: l’impossibilità per un paese di ricorre alla svalutazione del cambio; l’insufficienza oltre un certo limite della politica monetaria, attraverso la gestione del tasso di interesse e di politiche monetarie non convenzionali; le regole di consolidamento fiscale che gravano sui bilanci nazionali.
Sulla creazione di una funzione di stabilizzazione sono state presentate varie proposte, a diversi livelli (istituzionale, accademico e governativo), tutte con l’obiettivo di rendere l’eurozona più resiliente verso gli shock, ma discordanti sotto molti punti di vista: il tipo di meccanismo con cui raccogliere e distribuire fondi, le condizionalità su accesso e utilizzo, l’utilizzo delle risorse, la durata. [...]