Nuovo slancio ai rapporti tra Africa e Europa: il Piano di investimenti esterni
Olimpia Fontana
Settembre 2017
Forte dell’esperienza del Piano di investimenti per l’Europa (il cosiddetto “Piano Juncker”), la Commissione europea ha deciso di lanciare un secondo programma, diretto questa volta al di fuori dei confini comunitari: il Piano europeo per gli investimenti esterni (Pie). Allo stesso modo, la Germania, in presidenza di turno al G20, si è fatta portavoce dell’iniziativa G20 Compact with Africa, che ha lo scopo di favorire l’investimento privato nei paesi del continente africano. Entrambe le azioni sono ispirante da valori e obiettivi di carattere generale, quali quelli dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (i sustainable development goals), e l’Agenda 2063 dell’Unione africana (Ua).
Il rinnovato interesse per l’Africa è mosso da un duplice obiettivo: da una parte l’urgenza di trovare una soluzione alla gestione dei flussi migratori verso l’Unione europea (Ue), dall’altra trarre giovamento dalle prospettive di crescita demografica e dalle opportunità economiche del continente. La popolazione africana dovrebbe superare i 2 miliardi entro il 2020 e i 4 miliardi entro il secolo, mentre il tasso di rendimento degli investimenti esteri in Africa è oggi il più alto rispetto a qualsiasi altra regione in via di sviluppo . Le iniziative della Commissione e della Germania sono ambiziose, sia perché trasversali rispetto agli ambiti coinvolti (diplomatico, finanziario, politico) sia perché devono confrontarsi con attori e realtà diversi da quelli presenti nel vecchio continente.
Quali sono le potenzialità e i punti critici intorno al rinnovato interesse dell’Europa per il continente africano? Può l’Ue dare nuovo vigore alla partnership con l’Africa, facendo conciliare i propri interessi strategici con quelli più generali della promozione dello sviluppo in Africa?
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